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  • Immagine del redattoreGoffredo Bordese

E SE LA PAROLA NON SERVISSE?

Aggiornamento: 25 dic 2023





La psicoterapia si basa sulla parola, sul descrivere ciò che viviamo, che proviamo, che ricordiamo, che crediamo di ricordare.

Ma se dovessimo semplicemente descrivere il sapore di una pizza o di una pesca, come faremmo? Come facciamo a descrivere il gusto, la sensazione in bocca, la soddisfazione o il disgusto?

E se non riusciamo a descrivere una cosa così "semplice" come il gusto di una pesca, come possiamo descrivere e scaricare dinamiche complesse come la rabbia, il dolore, la paura, l'abbandono?

Credo profondamente che si dia alla parola un ruolo eccessivo in terapia, ma indispensabile. Eccessivo perchè siamo solo animali, abbiamo una biologia antica composta da sensazioni, emozioni, vissuti, traumi e adattamenti, indispensabile perchè nella nostra evoluzione ci siamo allontanati dal nostro corpo, dando il dominio alla ragione, alla superficie, sottovalutando però le nostre strutture primordiali, che hanno registrato ogni evento della nostra vita facendoci adattare e sopravvivere.

Ma facciamo finta che da oggi la psicoterapia venga vietata, se fosse bandita la possibilità di parlare di sé, come faremmo a descrivere, vivere e sfogare le nostre tensioni?

Respirando, ansimando, abbracciando, scappando, tremando, urlando...e per magia, non sapremmo descrivere perchè stiamo male, ma saremmo liberi dal malessere che pensavamo di dover descrivere.

Dobbiamo tornare ad ascoltarci, a piantarla di dire "io so chi sono", "io sono fatto così", "devo capire il perchè"...se capiamo perchè abbiamo fame non ci saziamo, dobbiamo mangiare, capire cosa non ci permette di nutrirci e cercare le condizioni per poter mangiare.

La psicoterapia tradizionale ti spiega il perchè, sistema il desktop del nostro computer, dandoci l'illusiono di mettere ordine nella nostra vita, scordandosi che però il sistema operativo infettato è più sotto...e spesso sembra invisibile.

Una buona psicoterapia o dialogo interno che possa davvero farci evolvere, non può esulare dall'ascolto corporeo di sè, dal comprendere dove e come ci contraiamo, infiammiamo e poi ammaliamo.

Il corpo è contenitore di emozioni, rabbie, negazioni, speranze, amori mancati e amori cercati, ed è li, anzi..con il corpo, che dobbiamo lavorare, in un gioco continuo tra ascolto profondo di sè, pensieri che si attivano, ossessioni, rilassamento, respirazione e scelta, scelta concreta della vita che vogliamo....e come si dice spesso, "non possiamo ottenere risultati diversi se facciamo sempre le stesse cose".

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