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  • Immagine del redattoreGoffredo Bordese

Dannato mal d'amore!



L'amore, motore delle nostre scelte più profonde, madre di tutte le nostre angosce, paure e speranze. Per amore facciamo tutto! Compriamo vestiti alla moda che dopo pochi non ci piaceranno più, accettiamo cose del nostro partner che a lungo andare odieremo (quelle caratteristiche e anche il partner), passiamo domeniche all'Ikea al posto di farci un giro in un posto nuovo insieme, andiamo allo stadio fingendoci interessate allo sport del nostro partner per compiacerlo o compriamo regali alla futura suocera che ci guarda male dal primo giorno.

Molte delle terapie che durano da anni , finiscono per magia quando ci si innamora, magari in primavera, quando inizia la stagione dell'accoppiamento, per poi dopo riprendere in autunno, quando il sole cala, le giornate si accorciano, gli animali vanno in letargo e la luna di miele emotiva finisce.

Ma perché non ci basta mai? Ma siamo sicuri che intendiamo "AMORE" , quando invece vorremmo dire BISOGNO?

Credo profondamente che ciò che spinge le persone a chiedere aiuto in terapia (o in un libro o film d'amore), sia la speranza di sentirsi amati, colmati nei nostri vuoti più profondi, accettati di essere e di esistere grazie all'amore dell'altro.

Questo vuoto però molto spesso ci fa idealizzare l'Altro. Ci fa vedere ciò che non c'è , ciò che desideriamo noi e proiettiamo nel nostro partner o magari, cosa che accade sempre, ci fa innamorare del potenziale che vediamo in lui o lei. Vediamo un'anima ferita, bloccata, collerica, e ci convinciamo che grazie al nostro infinito amore, l'altro guarirà, diventando ciò che veramente potrebbe essere, o semplicemente ciò di cui veramente avremmo bisogno noi. E' un po' come se grazie al nostro amore, una persona bionda, pigra, alta 1,70 m, potesse diventare dinamica, castana e alta 1,82 m. Semplicemente è un'altra persona.

Noi amiamo il potenziale dell'altro e amiamo il nostro sentirci buoni per aiutare l'altro, così come "amiamo" il nostro star male, che non ci fa vedere e accettare ciò che è evidente a tutti, ma ci fa illudere e sognare qualcosa che semplicemente e senza colpe, non c'è.

Risultato? Non ci sentiamo mai amati a sufficienza perché l'altro non ci ama come vorremmo e come crediamo di meritare. Questo amore imperfetto rievoca vecchi ricordi in noi di quando da bambini non ci siamo sentiti sufficientemente importanti per qualcuno, perché magari nostra madre e nostro padre avevano le loro fatiche, lavoravano, non ci venivano a vedere quando praticavamo sport, non venivano a scuola a prenderci o magari perché si erano separati, stavamo sempre dai nonni o purtroppo siamo cresciuti da orfani, convincendoci che fosse tutta colpa nostra, che NOI non fossimo degni di amore per chissà che colpa stessimo portando dentro di noi.

Tutto questo non fa fare che una cosa: far ripetere, ripetere e ripetere all'infinito le stesse esperienze e le stesse dinamiche emotive e relazionali. Non sono degno di amore? Troverò qualcuno che scappa o che mi tratta male. Non mi piaccio? Ecco che arriva il partner che non mi valorizza quanto vorrei (ma c'è un limite a quanto vorremmo?) .

Oltre ai Sumeri, ai Fenici e alla fotosintesi, argomento di scuola dovrebbe essere educazione ad amarsi, AMARE e bastarsi. Non perché possiamo bastarci in toto, siamo mammiferi e necessitiamo dell'altro per conoscerci ed esplorare le nostre zone affettive più profonde; ma perché in tutto ciò che facciamo, tutto...fumare, aiutare gli altri, trattare male gli altri, meditare, pregare, comprare un'auto di lusso o rifarci le tette, desideriamo solo una cosa, essere amati di più, essere apprezzati di più, perdendo spesso il senso del confine di ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male. Nessun giusto e sbagliato, non c'è giudizio; c'è solo qualcosa che ci fa bene a lungo termine e qualcosa che ha un buon sapore all'inizio e ci devasta se perpetrata.

Quindi, quando ci relazioniamo con qualcuno, proviamo a chiederci semplicemente se questa persona ci piace così com'è o se ci piace per le modifiche che possiamo apportare in lui lentamente. Perché in questo caso, non ci siamo innamorati di una persona, ma di un mobile da restaurare o di un'auto da elaborare, o cosa ancora peggiore, il mobile da restaurare siamo noi.







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